Il Tar riporta l’Abruzzo in zona rossa. Ecco i motivi

Accolto il ricorso del Governo: “Dalla Regione solo provvedimenti più restrittivi”

TERAMO – L’Abruzzo torna rosso per un solo giorno. Il Tar ha infatti accolto il ricorso presentato dal Governo contro l’ordinanza con cui il presidente della Regione, Marco Marsilio, il 6 dicembre, ha ‘retrocesso’ l’Abruzzo da rosso ad arancione.

Il presidente del tribunale amministrativo regionale, Umberto Realforte, ha sospeso l’efficacia del provvedimento regionale e domani, dunque, la regione tornerà a tutti gli effetti rossa, ma domenica cambierà ancora colore e tornerà arancione perché nel frattempo così è stato deciso, alla luce del monitoraggio settimanale.

In presenza di specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario, le Regioni possono autonomamente adottare provvedimenti derogatori solo in senso più restrittivo mentre gli eventuali ampliamenti migliorativi avrebbero presupposto il formale atto d’intesa con il Ministero della Salute. Nel caso in esame, in assenza dei presupposti di legge, è stato adottato un provvedimento ampliativo delle possibilità di interazioni fisiche tra le persone senza che fosse conseguito il prescritto atto d’intesa con il Ministero della Salute“. E’ quanto si legge nelle motivazioni del decreto monocratico scritto dal presidente del Tar L’Aquila, Realfonzo, che ha sospeso la validità dell’ordinanza Marsilio su richiesta del Governo.

In linea di principio il giudice amministrativo – si legge nella sentenza decreto del Tar aquilano – deve garantite i diversi livelli di governo quando vengono in rilievo lesioni dirette delle rispettive prerogative, ossia della sfera di autonomia istituzionale che, nello Stato pluricentrico, viene specificamente riconosciuto dall’ordinamento a ciascun ente ed a ciascun livello. In definitiva sussiste un preciso interesse giuridicamente tutelato delle Amministrazioni statali ricorrenti alla sospensione di un provvedimento che lede direttamente una prerogativa esclusivamente spettante alle Amministrazioni statali in base a inequivocabili norme di legge“.

Per il giudice quindi c’è “la competenza esclusiva del Ministro della salute a provvedere alla classificazione delle Regioni e Province autonome sulla base di scenari differenti e diversi livelli di rischio previsti dal Dpcm 3 dicembre 2020 che sono basati su un complesso sistema di ben 21 indicatori che misurano non solo l’indice Rt, ma anche, ad esempio, la capacità di risposta del sistema sanitario regionale“.